Esperienze tragiche di rendicontazioni, tra incubi e tentazioni

Ovvero di controllori, di professionisti e dissolvenze

Dunque, cari signori, ci risiamo! Non vi è mai successo, in certi momenti, di essere assillati da un sogno ricorrente? Qualcosa tipo “il giorno della marmotta”.
Ti svegli sperando che sia stato solo un incubo notturno… E invece no! Ecco qua! È accaduto di nuovo! Realmente!
Chi, operando con i progetti di sviluppo, non si è trovato periodicamente a dover subire decisioni in apparenza sostenute dal ferreo patto fra numeri e norme, in realtà frutto di convinzioni e convenzioni, povero scudo a protezione dei deboli che si fanno forti? Chi non ha passato le notti insonni a meditare sul drammatico momento appena trascorso, con quelle parole che risuonano come un triste mantra: riconoscibilità della spesa, rendicontazione dei fondi, inammissibilità di quei costi…
Incubi notturni o tragiche realtà, chi non ne sarebbe travolto dovendo subire le esperienze – ripetute, ahimè – tra il paradosso e l’irrazionale, di qualificati controllori “esterni”, sguinzagliati alla caccia del terribile mucchio selvaggio?
Chi non resterebbe traumatizzato di fronte a sceriffi armati, sempre pronti a estrarre l’enorme pistola dalla fondina, immersi nelle tue fatture, con l’aria di coloro che finalmente hanno scovato la banda che risucchia i fondi comunitari dello sviluppo rurale? E tu, schiacciato nell’angolino, sei catapultato in un vortice di pensieri. E ti viene in mente di tutto. E ti senti colpevole. E poi, mentre osservi lo sceriffo che inumidisce il dito che sfoglia le carte, ti rimproveri per non aver avuto l’idea prima, ripercorrendo le atmosfere affascinanti e terribili dell’immensa biblioteca conosciuta da Guglielmo da Baskerville. E subito dopo ti penti, ma vedi il mucchio di carte con le spese che “hanno problemi” che cresce ininterrottamente. E cerchi di allontanare le tentazioni malevoli, per metterti nelle migliori condizioni e affrontare il tuo destino. Che in quel momento ha il viso glaciale di un revisore piantato davanti a te… Nulla di peggio può succedere che dover sbattere contro muri posti inopinatamente sul tuo cammino. Con i muri, per definizione, non vi è dialogo; sono solo una combinazione di laterizio e cemento, lontani dalla capacità critica che vada, solo di poco, oltre la mera forma.
Tranquilli, non intendo proporvi faticose e inutili interpretazioni tecniche in materia di rendicontazione di risorse pubbliche che il PSR Calabria destina ai GAL e alle imprese agricole, o far riemergere la solita contrapposizione fra coloro che “fanno”, con la fatica di operare in realtà delicate, e gli altri che giudicano dall’alto dei propri inespugnabili fortini, ma soltanto discettare molto brevemente sul significato dell’essere professionisti al giorno d’oggi. Sono sicuro che converrete non si tratta più solo di competenze tecniche. Quelle sono scontate, a volte esageratamente bisogna ammettere, mentre sono altre quelle che pur necessarie non rappresentano bagaglio di tutti. Già vedo gli sguardi vagamente sarcastici degli interessati, come a dire “che cosa c’entra il buon senso, la consapevolezza, la capacità critica, la ‘misura’ del comportamento, nel processo di decisione in materia economico-finanziaria?” Ho l’ardire di ritenere che siano fondamentali. C’è tutta una letteratura sul tema, istruttiva e divertente, che vi invito a ritrovare, dalla cinematografia di George Roy Hill e Alan Parker al contributo poetico di John Grisham, all’approccio epistemologico di Donald Alan Schön. Essere professionisti oggi è difficile e la categoria si assottiglia sempre più. Come quella più alta della nota classificazione di Sciascia, mentre le altre crescono a dismisura. “E che si fa a questo punto?”, vi domanderete. Non lo so. Forse per alcuni di noi è il momento dell’uscita di sicurezza, del nostalgico fermo immagine di Butch Cassidy, un attimo prima della fine, che rapidamente si deteriora sino a scomparire.

Guido Mignolli, Direttore GAL Terre Locridee

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16/03/2025

Categoria: Notizie, Primo piano