Famiglia Vitacee
I Moscati, vitigni selezionati nel Medio Oriente nell’antichità, furono portati in Italia meridionale e in Sicilia dai coloni greci già nell’VIII secolo a.C. La loro diffusione rapida è dovuta al profumo distintivo che emanano, da cui il termine “Moscato”. Utilizzati anche come frutta, le loro uve, insieme alla Sultanina, erano note come “uve apiane” per l’attrazione che esercitavano sulle api. Si dividono principalmente in Moscati bianchi, gialli, rosa e neri. Tra i più famosi, il Moscato di Alessandria, da cui derivò lo Zibibbo, e il Moscato di Siracusa, probabilmente legato a una figura leggendaria della Magna Grecia. In Piemonte e nel nord Italia vengono impiegati per produrre spumanti dolci e aromatizzati, mentre in Calabria erano ampiamente coltivati fin dall’epoca greca, utilizzati per produrre passiti esportati in tutto il Mediterraneo. Durante il periodo romano, le ville rustiche producevano vini rinomati, venduti in anfore vinarie. Nel Tardo Antico, la viticoltura calabrese ebbe un grande sviluppo, con coltivazioni di Moscato bianco e giallo, documentate vicino ai monasteri bizantini. In Calabria, il Moscato bianco è stato individuato nei vigneti marginali di Palizzi, Ferruzzano e Caulonia, e a Plenura nel comune di Molochio. Quello individuato a Ferruzzano, dove veniva chiamato Zibibbellu, ossia piccolo Zibibbo, è precocissimo (la fotografia è del 25 luglio 2020) ed è identico al Moscato di Saracena che corrisponde al Moscato Bianco che si differenzia dal Moscato d’Alessandria o Zibibbo. A Saracena ne viene prodotto un ottimo vino da dessert.