Famiglia Vitacee
In tutta la Locride meridionale, si trovava un vitigno antico, robusto e vigoroso, utilizzato principalmente per la produzione di uva da tavola fuori stagione. Questo vitigno presentava due biotipi: uno con grappoli enormi, fino a un chilo di peso, e l’altro con grappoli medio-grandi, entrambi caratterizzati da acini bluastri e subovali. Il primo biotipo era presente a Ferruzzano superiore, mentre il secondo si trovava in pochi esemplari sparsi tra Staiti, Bruzzano e Ferruzzano.
Questi biotipi, produttivi e peculiari, sembravano corrispondere alla “Trifera” menzionata da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, che produceva uva tre volte l’anno, una caratteristica che si riscontrava anche in diverse parti della Calabria per varietà sempre da tavola. Ad esempio, a Condofuri Marina, un Zibibbo produceva uva due volte l’anno, mentre a San Giovanni di Gerace esisteva una varietà che fruttava quattro volte l’anno.
Il primo biotipo, con grappoli giganteschi, sembrava ormai estinto, ma c’era la speranza di trovarlo ancora in qualche orto curato con amore da qualche anziano residente dell’entroterra. I paesi potenzialmente candidati includono Staiti, Motticella di Bruzzano, Samo, Caraffa, Sant’Agata e Casignana.
Il secondo biotipo, invece, è presente nel “campo di salvataggio” di Aree Murate a Ferruzzano. Questo vitigno era stato recuperato da una vecchia vigna nella contrada Pinnìa. L’uva della Trifera era apprezzata soprattutto perché la seconda produzione cadeva durante il periodo natalizio.
Si ipotizzava che la Trifera fosse stata portata in Calabria dai coloni greci nel periodo preellenico, basandosi su ritrovamenti di semi di vite simili risalenti all’età del bronzo nella Grecia settentrionale.