Malvasia nera di Ferruzzano

Famiglia Vitacee 

Nei vigneti di Ferruzzano, fino agli anni ’50, erano presenti diverse varietà di vite, tra cui quella descritta. Questa viticoltura era ricca di varietà interessanti, spesso prelevate casualmente da vigneti esistenti per preservare la diversità genetica. Le uve di questa varietà non venivano vinificate da sole, ma mescolate con altre varietà per creare vini complessi e bilanciati.
Un clone particolare di questa varietà, noto come Malvasia Nigra c’u figghjolellu, ha caratteristiche uniche, con grappoli che presentano acini di dimensioni diverse. Studi recenti hanno suggerito che questa varietà potrebbe essere identica al Magliocco dolce, un vitigno diffuso in tutta la Calabria.
A Ferruzzano, un progetto sostenuto dall’arcivescovo locale e dall’associazione Libera ha cercato di preservare varietà autoctone, tra cui la Malvasia nera.
Il suo grappolo è piccolo, compatto, con gli acini subovali fitti, neri che a maturazione si coprono di pruina, mentre la sua foglia, pubescente, è trilobata a seno peizoidale aperto. Nell’area della Locride meridionale, invece, era molto presente fino a 50 anni addietro, mentre ora è quasi scomparso.
Di recente, il Centro Sperimentale di Turi ha estratto il DNA di tale vitigno che è risultato effettivamente riconducibile alla Marsiliana di Belmonte, che a sua volta è affine al Magliocco dolce.