Malvasia lunga di Ferruzzano

Famiglia Vitacee 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la viticoltura a Ferruzzano era fiorente, con il vino che veniva trasportato da mulattieri che partivano presto con muli carichi di vino verso la Piana di Gioia e altre destinazioni, incluso l’Australia, dove si stabilirono molti ferruzzanesi. Con l’emigrazione massiccia, Ferruzzano divenne un paese fantasma e la viticoltura scomparve.
Una vigna di Malvasia lunga era situata ai margini di un vigneto impiantato nel 1933 seguendo un metodo antico che mescolava varie varietà di uva. Si credeva che questo approccio producesse un vino più ricco e equilibrato. Le varietà erano scelte per bilanciare le uve rosse e bianche, con una preferenza per quelle ricche di acidità totale. La Malvasia dava dei grappoli dagli acini molto radi e sodi nello stesso tempo, ma perfettamente sferici, che esibivano in trasparenza i vinaccioli, adatta persino a essere mangiata come uva da tavola e, in mancanza della Sultanina, che a un certo punto comparve misteriosamente, da un tralcio portato forse dal Dodecaneso da un soldato che aveva fatto il militare a Rodi, per ricavare uva passa; il grappolo era molto lungo ed esile.