Famiglia Vitacee
Guardavalle, relativamente alle radici culturali e viticole, richiama l’attenzione su Bianco e Ferruzzano. A Bianco, la viticoltura continua con vitigni autoctoni, mentre Ferruzzano, colpito da un terremoto nel 1907 e poi svuotato dall’emigrazione negli anni ’50, è ora quasi un paese fantasma, con la viticoltura inesistente, tranne che a Ferruzzano Marina. Dopo la guerra, il vino di Ferruzzano veniva trasportato nella Piana di Gioia a mezzo mulo. Bianco, invece, conserva una viticoltura attiva, con aziende che usano principalmente vitigni autoctoni, anche se vengono introdotti vitigni come il Syrah e il Nerello Calabrese (Nero d’Avola).
In riferimento alle varietà di Guardavalle, secondo la tradizione di Bianco, nel passato c’erano ben dieci varietà, di cui al presente abbiamo informazione solo su due: quella dagli acini più colorati e subovali e quella più diffusa nei vigneti dagli acini decisamente ovali e dal colore più tendente a un giallo opaco a maturazione.
Tra le Guardavalli estinte, c’era anche la Guardavalle pilusa, denominata in questi termini in quanto la pagina inferiore delle foglie era fortemente pubescente.
Il grappolo molto elegante della Guardavalle classica di Bianco è a forma piramidale, dagli acini radi, quasi spargolo, abbastanza lungo e le sue uve, sottoposte a prova sensoriale a maturazione, evidenziano un’acidità molto interessante, in quanto è moderatamente alta e può determinare un consistente aiuto contro l’ossidazione, qualora si volesse produrre in purezza dalle sue uve del vino.
La foglia di tale vitigno è pentalobata, la pagina inferiore è moderatamente pubescente, mentre il seno peizoidale è a lira aperta.